PERDONATEMI!
Ho peccato di presunzione. Credevo di essere in grado di pubblicare tutto ciò che mi chiedevate ma non è così facile!
Sono in grosso arretrato ma rispondo a chi mi scrive, poi magari per la pubblicazione passa un po' di tempo...ma l'importante è rispondere, vero?
Cara .................,.innanzi tutto ho bisogno di qualche informazione. Lei ha difficoltà ad espirare (buttare fuori l'aria) o ad inspirare (prendere l'aria)? Detto questo Le rispondo: conosco il metodo GESRET perchè l'ho imparato da Alexandre Belloni, un ex insegnante francese responsabile per L'italia della diffusione del metodo. Putroppo, per motivi che ignoro, il sig. Belloni non risulta più nell'elenco ufficiale dei terapisti abilitati da Gesret e gli allievi formati da lui nell'ultimo periodo non sono stati riconosciuti da Gesret. Ecco perchè nel mio curriculum non appare questo tipo di formazione, perchè per correttezza verso Jacques Gesret non mi sembra opportuno fregiarmi di un titolo che Gesret non ha convalidato. Non so in che zona d'Italia Lei risieda ma, se consulta il sito ufficale di Gesret. potrà reperire l'elenco ufficiale dei terapisti Gesret, dove ovviamente io, purtroppo, non compaio per i motivi che Le ho spiegato. In ogni caso attendo Sue notizie e sarà lieto di darLe tutte le informazioni e l'aiuto che posso. Infiniti auguri di Buon Anno nuovo. Fabrizio La Rosa.
Prima di tutto auguri di cuore a tutti voi. Sua suocera dev'essere una persona speciale se la notte di Natale Lei si premura così per lei! Mi consenta la battuta e passiamo alle cose serie. Innanzi tutto Le chiedo di mandarmi via e mail delle foto della mano, magari comparandola con l'altra mano cosicchè io possa rendermi conto dell'entità dell'edema in atto. Nell'attesa Le sconsiglio vivamente di sottoporre la mano a qualunque stress quindi non vedo l'utilità della doccia "scozzese" (i bagni alternati di temperatura diverse) nè tantomeno massaggiate la mano in questione. Come avrà letto nel mio sito, il mio approccio verso questa patologia è basato sul rispetto quindi niente stress termici o meccanici; addirittura Vi accorgerete che, quando la signora è depressa o in....alberata, la mano risulta ancora più gonfia e dolente del solito. Quindi Le tocca per un bel pò darle sempre ragione (anche perchè le suocere HANNO SEMPRE RAGIONE!). Ora Vi lascio, la famiglia reclama, aspetto le foto per poter azzardare una valutazione (seppur fotografica) e poi Vi spiego come affrontare questo problema. Vi preannuncio una cosa: portare pazienza! Se il sospetto del neurologo è giusto ci aspetta un lungo periodo prima di arrivare ad un miglioramento soddisfacente. Buon Natale (sopratutto alla signora) Con affetto. Fabrizio La Rosa
Gent.mo signore, la valutazione di una dismetria di arti inferiori non può prescindere da un esame radiografico preventivo per escludere eventuali deviazioni laterali della colonna (scoliosi) o malformazioni congenite per esempio delle anche. Mi pare che il consiglio che Le hanno dato sia condivisibile, in ogni caso le moderne tecnologie radiografiche prevedono basse dosi di raggi X per cui può stare tranquillo per la salute di Sua figlia. Altro discorso sono gli eventuali plantari a cui Lei accennava. Sono d'accordo nel valutare con calma la situazione anche perchè la crescita degli arti inferiori in un individuo non avviene in contemporanea ma è una sorta di crescita alternata per cui si deve capire bene se si tratta di una dismetria che in 3 o 4 mesi si riduce o sia effettiva. In quel caso l'osteopata non è in grado di far "crescere" l'arto corto ma è molto utile per capire le cause di questa situazione. Si affidi ad un buon osteopata e valutate insieme i motivi e le cause di tutto. Cordialmente Fabrizio La Rosa
Da quel che leggo comprendo che lei deve aver passato un vero e proprio calvario durante il quale, a parte il dolore, la cosa più fastidiosa è stata il non conoscere, per lungo tempo, neppure la diagnosi corretta. E' stato chiarissimo nel descrivermi tutto quello che è successo dopo l'esordio del dolore ma è altrettanto importante sapere quello che faceva e che è successo PRIMA che tutto cominciasse.- Praticava sport? Se si, che tipo di sport?- Cosa è successo di traumatico (anche lieve) pochi giorni prima dell'esordio del dolore?- Andava in moto abitualmente?- Praticava un'attività motoria che sollecitava in qualche modo specificatamente le strutture anatomiche interessate (anca, muscolo quadricipite, sartorio.....)? Cordialmente Fabrizio La Rosa
Salve,sembra che ci troviamo di fronte ad un episodio di algodistrofia classico senza apparenti motivi d'esordio.....ma sarà veramente algodistrofia?Leggendo attentamente la sua e-mail ad un certo punto Lei parla di un ortopedico che non fu d'accordo sulla diagnosi.A questo punto sarebbe opportuno poterla valutare di persona e visionare gli esami di persona. Prima di parlare di terapia è importante, infatti, capire se la diagnosi è certa. Io non so se Lei è di Palermo o di una città vicina. In ogni caso io resto a Sua disposizione ma ribadisco prima di tutto, anche contro il mio interesse, la necessità di arrivare ad una diagnosi certa e precisa prima di intraprendere qualsiasi terapia. Cordialmente Fabrizio La Rosa.
Da quello che mi scrive sembra proprio verosimile la diagnosi. In ogni caso non ci sarebbe nessun motivo per pensere che i medici abbiano "mentito"; tutt'al più potrebbero essere in disaccordo ma mi sembra che Lei abbia consultato dei professionisti più che affidabili. Ed allora, si chiederà Lei, come mai dopo quasi due anni sono ancora così? Il problema è che allo stato attuale la medicina non ha trovato una cura, un protocollo o un rimedio sicuramente efficace per questa patologia. L'unico aspetto chiaro è che a volte la malattia si risolve spontaneamente e regredisce in tutto o in parte autonomamente. Ma come ciò avviene, quando avviene e come si fa a farlo avvenire resta un mistero o quasi. Io, dopo anni di studio, riflessioni e prove ho messo a punto un metodo di trattamento che ha dato a me ma sopratutto ai miei pazienti molte soddisfazioni. Ma anch'io non sono ancora riuscito a garantire la completa, sicura e certa guarigione. Riesco ad ottenere dei risultati che vanno dal sufficiente all'ottimo dove sufficiente è la ripresa motoria minima e l'abbassamento dell'intensità del dolore alla soglia di sopportazione fino ad arrivare all'ottimo che corrisponde ad un completo recupero motorio ed una comparsa del dolore. Da cosa dipende ciò? Da molteplici fattori che vanno dall'impegno profuso dal paziente, dalle ore quotidiane dedicate al trattamento, dalla rigida osservanza dei miei consigli e sopratutto dalla precocità del trattamento. Prima si comincia, migliore sarà il risultato finale. Quanto dura un trattamento? Da alcuni mesi a 1 anno o anche più, dipende dal distretto anatomico colpito, dalla gravità della malattia, etc... Che frequenza hanno le sedute? Minimo trisettimanali, meglio se giornaliere. Come vede, oltre che rispondere, ho cercato di prevenire anche alcune domande che potevano sorgerLe spontanee. Come sempre la mia disponibilità è totale. Cordialmente Fabrizio La Rosa.
Cara P......., innanzi tutto mi servirebbero una serie di informazioni sulla mano o meglio ancora delle fotografie per stabilire a che punto ci troviamo. L'algodistrofia, come Lei forse già saprà, attraversa varie fasi ed è importante sapere in quale di esse ci troviamo. Per quanto riguarda il trattamento, purtroppo, essendo un metodo messo a punto da me, ancora a Pordenone non ho addestrato nessuno ad eseguirlo. D'altronde il trattamento prevede sedute quasi giornaliere per molti mesi per cui sarebbe impensabile prevedere una Sua permanenza qui. A volte, in casi analoghi, i pazienti mi hanno mandato i loro fisioterapisti di fiducia per apprendere in pochi giorni i fondamenti del metodo con una full immersion di 2-3 giorni e così ho potuto "trattare a distanza" pazienti in altre regioni d'Italia. Se Le interessa posso spedirvi il programma dell'addestramento con i relativi costi che potrebbe dividere, per esempio, con un fisioterapista interessato ad affrontare questa particolare patologia. Attendo comunque foto o maggiori informazioni. Un saluto affettuoso. Fabrizio La Rosa
Gentile signora, la postura di un individuo è la risultante di varie componenti che agiscono simultaneamente sul corpo. Vi sono componenti organiche come la vista, l'assetto podalico o l'occlusione dentale ma anche componenti psicologiche. Senza vedere il ragazzo mi viane difficile azzardare un'ipotesi ma posso senz'altro darLe un consiglio: è inutile ricordargli sempre di "stare dritto" Otterrete solo l'effetto contrario!.
Salve sig. -----------, cercherò in poche parole di risponderLe il più esaurientemente possibile. Non mi descrive i sintomi che accusa per cui le chiedo: la diagnosi su che base è stata fatta? Sui reperti radiografici o sull'esame clinico? E' importante saperlo per capire a che stadio è la sua malattia. L'algodistrofia in genere attraversa 3 fasi, a volte non ben distinguibili. Il tempo, nella cura di questa patologia è un discorso a parte; un anno e mezzo può essere un'eternità o valere meno di un secondo. Se poi non avete fatto nulla di opportuno, il tempo passato è trascorso più o meno inutilmente. Per quanto riguarda alla domanda se "noi osteopate il problema lo risolviamo o bisogna.........." le rispondo che noi osteopati, generalmente, questa patologia non la trattiamo affatto. Io, solo a titolo personale, mi sono interessato a questa patologia, ma se Lei consulta un altro mio collega molto probabilmente riceverà delle risposte che purtroppo già conosce. E comunque tenga presente che nessun professionista serio al mondo Le potrà garantire una guarigione certa. Le cure esistenti sono tutte, come scrivo, condivisibili ma è il presupposto che sta alla base della spiegazione dell'algodistrofia che è variabile. E la chiave di tutto, secondo me, sta lì. Mi dia, se ne ha voglia, qualche informazione in più del tipo "com'è cominciato tutto?, come ha vissuto tale esperienza dal punto di vista emotivo?". Poi mi scansioni i referti degli esami radiografici e me li spedisca in modo che io cominci a conoscerLa un pò meglio e sopratutto non cerchi più qualcuno che Le risolva il problema. E se ancora non le è chiaro: Lei dev'essere il terapeuta di se stesso, noi possiamo solo aiutarla. Un mondo di auguri. Fabrizio La Rosa
Gent.ma signora, nel caso la diagnosi sia esatta (e non vi è motivo di dubitarne) e poichè siamo lontani mi limiterò a darle dei consigli che spero le possano tornare utili. Innanzitutto la invito, qualora non l'avesse ancora fatto, a visionare bene il mio sito alla sezione algodistrofia e metodo Neuroreset ed in particolare l'articolo "Consigli per l'algodistrofia" ed il video n° 6 all'articolo "Vivere il dolore". Fatto questo stia bene attenta a quello che le scrivo. L'algodistrofia dell'anca è particolarmente fastidiosa perchè la nostra vita di relazione impone sempre un carico sull'anca, sia da seduti che all'inpiedi ma anche da coricati sull'anca si sviluppano forze muscolari compressive. Segua bene i miei consigli che le scrivo nel mio sito, in particolare non sforzi l'anca con un'inutile ginnastica forzata. Quando l'anca è stanca la lasci riposare e non la forzi ma si accontenti di quel poco che l'anca per orale può dare. Col tempo migliorerà se non avrà fretta ed ansia. Vada a nuotare ma senza sfinirsi,non faccia prendere troppo freddo o troppo caldo all'naca e non la massaggi. Usi senza vergogna le stampelle in quelle giornate "NO" e le abandoni quando le condizioni migliorano.Tenga conto che questa storia può durare anche due o tre anni (ma non è detto). Vada a leggere tutto ciò che scrivo e lo impari a memoria e si ricordi che l'algodistrofia si ciba della sua ansia e delle sue paura. Sia fiduciosa perchè l'unica cosa certa è che quest'incubo avrà fine ma non si sa quando. Purtroppo nella sua zona non ho addestrato nessuno quindi non posso consigliarle nessuno ma se lei segue i miei consigli le prossime e-mail mi parleranno dei suoi lenti ma costanti progressi. Mi faccia sapere Cordialmente Fabrizio La Rosa
LE DOMANDE TIPICHE DEL PAZIENTE
(ossia quello che vorreste sapere ma a volte non osate chiedere)
E’ una disciplina essenzialmente manuale che ha come principio fondamentale l’unità del corpo e come obiettivo il ristabilimento dell’armonia tra le varie parti che compongono quest’unità (sistema nervoso, apparato muscolo-scheletrico, apparato cardio-vascolare, etc...) stimolando le nostre capacità di autoguarigione. L’Osteopata quindi cercherà non solo di alleviare il dolore, ma si impegnerà nella ricerca della causa per ricreare, ove possibile, quell’armonia fra i sistemi, sintomo di buona salute. Per raggiungere questo scopo, egli procederà con manipolazioni che saranno sempre dolci, non traumatiche e non dolorose.
L’osteopata (qualora non sia già laureato in Medicina) NON è un medico, non effettua diagnosi ma valutazioni, non prescrive esami ma sottopone al medico curante le proprie valutazioni chiedendone il parere, ma soprattutto NON prescrive MAI farmaci. Chi non rispetta queste semplici ma importanti regole incorre nel reato (penale) di esercizio abusivo della professione medica.
Secondo me non è una terapia alternativa, direi casomai complementare. L’osteopatia è praticata nella più rigida osservanza dei dettami della medicina, nel rispetto dell’anatomia e della fisiologia,da professionisti che, il più delle volte, hanno già conseguito una laurea in fisioterapia o in medicina. Al Parlamento Italiano è al vaglio un progetto di legge che regolamenterà la materia affidando alle Università Statali la formazione dei futuri osteopati, nell’ambito delle facoltà di Medicina, come già succede in molti paesi dell’Unione Europea.
In Italia si diventa osteopata dopo 5 anni (scuole full time) o 6 anni (scuole part time) di studio, con un monte ore di teoria e di pratica rigidamente stabilito dal ROI (Registro degli Osteopati d’Italia) e che è lo stesso per tutti i paesi della CEE. In paesi come Inghilterra o Francia l’osteopatia è una branca della medicina e, pertanto, il suo insegnamento è affidato alle Università. In Italia si sta arrivando, lentamente, a questa soluzione anche e sopratutto per garantire la sicurezza del paziente. In atto possono accedere alle scuole di osteopatia, riconosciute dal ROI, solo i laureati in medicina, in fisioterapia (nelle diverse specializzazioni) ed in scienze motorie.
La valutazione comincia sempre con l’intervista, cioè la raccolta dell’anamnesi e delle informazioni da parte dell’osteopata. In questa fase è opportuno mostrare, se richiesti, tutti gli accertamenti diagnostici e le analisi compiute in precedenza, anche se non strettamente collegati al “problema” oggetto della visita. Il paziente ha sempre chiaro di cosa soffre. Magari non sa esplicitarlo in maniera corretta ma conosce profondamente il proprio disturbo, specie se antico. Terminata l’intervista si procederà alla valutazione vera e propria che metterà in evidenza le problematiche mediche vere e proprie e quelle di pertinenza osteopatica, oggetto del trattamento. Ricordatevi che se il vostro osteopata si accorge, in sede di visita, che il vostro disturbo è di competenza esclusivamente medica, egli sarà il primo a consigliarvi una consulenza specialistica al riguardo. Se, terminata anche questa fase, il vostro disturbo risulta di competenza inequivocabilmente osteopatica, cioè si tratta di una disfunzione e non di una lesione strutturale vera e propria, l’osteopata, con il vostro consenso, procederà al trattamento vero e proprio cioè metterà in atto tutte quelle manovre (strutturali, viscerali, fasciali o cranio-sacrali) che egli reputerà più idonee per consentirvi di recuperare il vostro equilibrio e la vostra omeostasi, necessari per attivare l’autoguarigione. Tenete presente che, secondo la medicina olistica, in realtà, la malattia ed il benessere, non esistono. Esiste solo la capacità, del nostro corpo, di adattarsi o meno ai traumi (psichici o fisici) della vita.
Non esiste in Italia un tariffario univoco e regolamentato. Nella pratica vi possono essere delle differenze tra la prima seduta e quelle successive. Poi esistono delle differenze di prezzo tra diverse regioni d'Italia o addirittura tra città e piccoli centri anche della stessa regione. Vi posso dire che io ho riscontrato, lavorando in diverse regioni d'Italia, cifre che vanno da un minimo di circa 50 euro ad un massimo di 150 euro. Il tutto a discrezione assoluta dell'osteopata.