BENVENUTI
Mi chiamo Fabrizio La Rosa, sono un osteopata e mi occupo da sempre delle relazioni tra soma e psiche ed in particolare delle algodistrofie. A tal proposito ho messo a punto una personale metodica manuale di trattamento per le sindromi algodistrofiche, da me chiamata Neuroreset©
Tale metodica è utile per la cura dell’algodistrofia (RSD/CRPS) e dei blocchi articolari non meccanici, distanziandosi di molto rispetto alle terapie classiche o i palliativi farmacologici. Tengo dei corsi di formazione periodici per trasmettere tale tecnica agli operatori interessati al trattamento di questa particolare patologia o invitati dai propri pazienti, affinché possano trarne dei benefici risolutivi.
PERCHE' QUESTO SITO?
Com’è mio solito vorrei parlare con Voi, pazienti, curiosi o semplici navigatori occasionali del web, di algodistrofia in scioltezza, senza la pretesa di insegnare nulla a nessuno né di assumere atteggiamenti di presunta infallibilità.
Purtroppo, questa è una materia ostica, difficile a capirsi ed ancor più a spiegarsi; i pazienti, che io in altri articoli di questo sito definisco “scomodi”, sono stanchi di sentire cosa devono fare, vorrebbero sentirsi dire, invece, se e quando guariranno. Vorrebbero sentirsi parlare con sincerità riguardo la loro misteriosa (per certi versi) patologia che li ha, vigliaccamente, colpiti.
Io trascorro molte ore a consultare siti web di tutto il mondo sulla materia e ciò che mi sconvolge è che, dovunque, da oriente ad occidente, si ode un solo grido: “Aiuto!” ma il mondo scientifico, a tutte le latitudini, offre in cambio solo e soltanto le solite cure cioè fisioterapia, linfodrenaggio, antinfiammatori, massaggi, lasertecar, immobilizzazione, bagni caldi, bagni freddi, magnetoterapia, tutori, ortopedici, corticosteroidei, farmaci per l’osteoporosi etc…etc…
Io ho riflettuto su tutto ciò e mi sono chiesto: ma non c’è univocità di cura? Se fate attenzione si propone tutto ed il contrario di tutto: si vuole l’immobilità del tutore ma anche la mobilizzazione passiva della fisioterapia; il freddo ma anche il caldo, le stampelle ma anche la rieducazione al passo etc…senza contare le innumerevoli terapie farmacologiche.
E poi vi sono pagine e pagine sulle possibili cause, interi trattati di neurofisiopatologia che, per carità, è giusto che ci siano ma poi dovrebbero portare a quello che più interessa al paziente cioè:
Che devo fare per uscire da questo calvario?
E qui casca l’asino (cioè noi terapeuti). Siamo bravissimi a disquisire per ore sull’etiopatogenesi (cioè sul meccanismo che ha portato alla malattia), a sciorinare 200 sinonimi del termine algodistrofia, ad elencare 300 pseudo terapie che dovrebbero aiutare il paziente ma se ci chiedete una minima previsione sul decorso o sulla possibile guarigione…beh, qui cominciano i si spera….si pensa…si ipotizza, e addio a tutte le certezze ed a tutti i pronostici.
La verità è che non si può fare una previsione seria e sapete perché? Perché, grazie a Dio, la parte colpita dall’algodistrofia è una cosa VIVA, autonoma che risponde alle sollecitazioni esterne in modo AUTONOMO ed assolutamente imprevedibile (almeno per noi, uomini, che abbiamo la presunzione di piegare al nostro volere e pensare, l’intero universo). Ma per fortuna il nostro corpo vive e pensa autonomamente rispetto alle nostre inutili elucubrazioni e risponde solo alle SUE leggi che, ovviamente, non sono le nostre. Ecco perché non si viene a capo di questa patologia, almeno sul piano del recupero funzionale.
Io sono un semplice ed umile manovale del movimento, sono un osteopata, non sono un medico; nasco fisioterapista e poi, spinto dalla curiosità di vedere oltre il muro, ho continuato a scrutare l’orizzonte e ho scoperto l’osteopatia che è una filosofia di vita e non un insieme di tecniche manipolative. Si nasce osteopati, non lo si diventa. Mi dispiace per qualcuno che dissentirà ma se non sei osteopata dentro potrai apprendere le tecniche, la teoria, il pensiero ma resterai sempre un meccanico del corpo e non riuscirai mai ad entrare dentro come diceva un mio inarrivabile maestro.
"Dovete entrare dentro il paziente…" diceva durante le lezioni ma un attimo dopo parlava di rispetto del paziente ed io pensavo che avesse perso qualche rotella per strada ma poi un giorno compresi.
Se non si entra dentro il paziente, se non si vive il suo dolore, le sue difficoltà nel muoversi e nel vivere, non sapremo mai aiutarlo veramente.
Il Metodo Neuroreset si basa su questo principio. Guarda il video per saperne di più.
NOVITA' IN LIBRERIA
Finalmente è stato pubblicato il manuale LE BASI DEL METODO INTEGRATO NEURORESET©®: Un approccio manuale ed alimentare alle rigidità articolari ed all'algodistrofia, scritto in collaborazione con Umberto La Rosa. Il libro propone un approccio "olistico ed integrato" per aiutare i pazienti colpiti da algodistrofia ed è dedicato sia ad operatori che a pazienti. Lo trovate qui.